L’importanza dell’ascolto attivo all’interno della relazione di coaching
La natura, si dice, ha dato a ciascuno di noi due orecchie ma una lingua sola, perché siamo tenuti ad ascoltare più che a parlare
Plutarco (46-120 d.C.)
L’ascolto è infatti una pratica che si perde nella “notte dei tempi”: infatti trae origini da epoche remote della storia; già nell’antica Grecia, a tutti coloro che si recavano a Delfi per interrogare l’oracolo, questi rispondeva con il seguente avvertimento:
Ti avverto, chiunque tu sia. Oh, tu che desideri sondare gli Arcani della Natura, se non riuscirai a trovare dentro te stesso ciò che cerchi non potrai trovarlo nemmeno fuori. Se ignori le meraviglie nella tua casa, come pretendi di trovare altre meraviglie? In te si trova occulto il tesoro degli Dei.
Oh, uomo conosci te stesso e conoscerai l’universo degli Dei”
Questo monito era un chiaro ed esplicito invito ad “interrogare se stessi”, avviando una ricerca introspettiva, tesa a far affiorare le risposte alle proprie domande.
Anche il filosofo greco Socrate utilizzava sapientemente l’arte della “maieutica”, per far “partorire” le idee dai propri allievi: riteneva che nessuno possedesse la verità e che, pertanto, la virtù non potesse essere insegnata.
Prima di addentrarsi nell’approfondimento specifico degli aspetti legati alla rilevanza dell’ascolto attivo all’interno della relazione che si instaura fra il “Coach” e il suo cliente (“Coachee”), è utile richiamare la definizione di “Coaching” come “metodo di sviluppo delle potenzialità personali, fondato sul presupposto dell’unicità di ogni singola persona e finalizzato alla crescita, al cambiamento, al miglioramento delle performance e al raggiungimento di obiettivi particolarmente sfidanti”.
Cosa si intende per ascolto attivo
Facciamo chiarezza sulla differenza che intercorre fra la parola “udire” e “ascoltare”.
Mentre con il termine “udire” si fa riferimento ad un’azione fisica “non volontaria” legata all’attivazione dell’organo dell’udito (“non possiamo non udire”), “ascoltare” è un atto volontario che implica un’attenzione e presuppone un’istruzione (“mi devo mettere in ascolto” per comprendere il significato della comunicazione).
L’ascolto attivo non è il semplice “stare a sentire”, ma una combinazione tra ciò che l’altro sta dicendo (contenuto del messaggio) associato ad un coinvolgimento attivo: significa saper utilizzare l’empatia per entrare in sintonia con l’altro.
Le modalità di ascolto efficaci per il Coach
Per essere “efficace”, un ascolto attivo deve essere:
- empatico: al fine di creare un rapporto di fiducia e collaborazione;
- reattivo: finalizzato all’invio di feedback all’interlocutore;
- selettivo: con l’obiettivo di aiutare l’altro a concentrarsi su alcuni concetti.
Ascolto attivo e capacità di formulare “domande di qualità”
Affinché una relazione di Coaching possa svilupparsi con efficacia tramite la tecnica delle domande, occorre che queste posseggano le seguenti caratteristiche.
In primo luogo sono da preferirsi i quesiti formulati in modalità “aperta”, ovvero che consentono “maggiore libertà d’azione” all’interlocutore, rispetto a quelli posti in modo “chiuso”, che lo vincolano profondamente nelle proprie risposte.
Le domande aperte hanno infatti il pregio di generare nel Coachee, un maggiore senso di responsabilità e consapevolezza e iniziano con le parole “cosa, come, chi, quando, quanto ecc.”, che mirano di norma a quantificare o a raccogliere elementi.