Conosciamo meglio questa variante del modello ideato da John Whitmore
Origine e significato del Modello “G.R.O.W. Expanded”
Il Modello “G.R.O.W. Expanded” rappresenta l’ultima estensione della metodologia di base del Coaching, ideata negli anni 80 del secolo precedente da John Whitmore e sviluppata poi successivamente, grazie anche alla diffusione del suo libro “Coaching for Performance”. Anche Tim Gallwey, creatore dell’Inner Game e altro padre fondatore del Coaching moderno, contribuì alla creazione del Modello G.R.O.W., acronimo che sta a significare:
G. Goals (Obiettivi)
R. Reality (Realtà)
O. Options (Opzioni)
W. Will (Volontà)
La Struttura del Modello “G.R.O.W. Expanded”
Tale modello, strutturato su una sequenza di domande, serve per individuare gli obiettivi (Goals) del Cliente, la situazione attuale (Reality) dove confluiscono sia la realtà concreta (oggettiva), che le sue convinzioni (soggettive), le scelte alternative (Options) individuate in base al suo livello di creatività ed, infine, la sua volontà (Will), che si concretizza nella Goal Map e nel successivo Piano di Azione per raggiungere gli Obiettivi.
A tale proposito, preme ricordare una delle frasi più celebri di sir John Whitmore, recentemente scomparso (2017): “il principio è che le domande dovrebbero seguire l’interesse e il flusso dei pensieri del cliente, non del Coach”.
Rispetto al modello G.R.O.W., la versione “Expanded” è leggermente più complessa perché abbraccia anche gli aspetti “umanistici” della relazione con il Coachee, soprattutto nella fase relativa al “passato problematico”; infatti, mentre il modello originario è principalmente rivolto all’azione e al conseguimento delle performance, la versione “Expanded” analizza anche la sua sfera “psicologica” (in particolare le credenze, convinzioni ed i pensieri limitanti).
Come si applica in un Percorso di Coaching
Pur partendo anch’essa dalla “Crisi di Autogoverno” del Cliente, la versione “Expanded” prevede, nelle sessioni iniziali, che il Coach si soffermi di più ad analizzare le fasi del “passato problematico” e del “presente percepito” del Cliente (rispetto al suo “futuro desiderato”), tramite una serie di domande consequenziali tese ad individuare eventuali “blocchi” emotivi e cognitivi che limitano la sua azione, impedendo il raggiungimento degli obiettivi.